Filosofia (spiccia?)
Moderatori: Pinchuruwia, Tuna, Mayu
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Solo una precisazione, non vorrei dilungare troppo l'argomento. Io non ne so moltissimo ma neanche poco. Non mi riferivo ai pochi eroi. Quelli sono solo alcuni celebrati.
Gesti al di fuori delle possibilità umane e completamente folli, se guardiamo il tornaconto personale, sono stati all'ordine del giorno nelle nostre guerre. Ma fatevi raccontare da un nonno qualsiasi, se ne avete ancora. La ritirata di Russia, vista da dentro e non dall'alto è una cosa assurda, quello che facevano tutti i giorni per salvarsi o per salvare un compagno è inconcpibile. Leggetevi uno qualsiasi dei libri scritti in proprosito dai protagonisti. A me vengono ancora i brividi a pensare cosa può fare un uomo, un uomo qualsiasi come mio nonno. E non posso fare a meno di pensare che io non ce l'avrei fatta. E forse nessuno di noi. E se leggete o ascoltate le interviste che hanno fatto ai tedeschi o ai russi o anche agli inglesi sui soldati Italiani al fronte i ragazzi della Folgore ad El Alamein, gli Alpini in Russia, dicono che seppur con un equipaggiamento che faceva pena gli Italiani erano quelli che salvavano gli altri in situazioni disperate.
Per tornare ad un punto di vista sciamanico, il popolo Italiano ha uno spirito di adattamento e di sopravvivenza molto forte che non è certo l'eroismo nazionalista americano. Poi ogni armata e battaglione aveva spiriti diversi: lenti, tenaci e generosi gli alpini, i valorosi paracadutisti della Folgore, eccetera. E anche questo fa parte di uno spirito di un gruppo (come le classi quando si andava a scuola). Poi se guardiamo i nostri soldati ciascuno parla per sè gli 'eroi' erano senz'altro molti, come non mancavano gli approfittatori e i vigliacchi. Che il popolo Italiano sia anche opportunista è senz'altro vero ma da quello che ho capito non è sempre un disvalore, fa parte dello spirito di sopravvivenza e non siamo certo gli unici, forse fa parte di alcune doti che un popolo non belligerante deve avere per sopravvivere.
Gesti al di fuori delle possibilità umane e completamente folli, se guardiamo il tornaconto personale, sono stati all'ordine del giorno nelle nostre guerre. Ma fatevi raccontare da un nonno qualsiasi, se ne avete ancora. La ritirata di Russia, vista da dentro e non dall'alto è una cosa assurda, quello che facevano tutti i giorni per salvarsi o per salvare un compagno è inconcpibile. Leggetevi uno qualsiasi dei libri scritti in proprosito dai protagonisti. A me vengono ancora i brividi a pensare cosa può fare un uomo, un uomo qualsiasi come mio nonno. E non posso fare a meno di pensare che io non ce l'avrei fatta. E forse nessuno di noi. E se leggete o ascoltate le interviste che hanno fatto ai tedeschi o ai russi o anche agli inglesi sui soldati Italiani al fronte i ragazzi della Folgore ad El Alamein, gli Alpini in Russia, dicono che seppur con un equipaggiamento che faceva pena gli Italiani erano quelli che salvavano gli altri in situazioni disperate.
Per tornare ad un punto di vista sciamanico, il popolo Italiano ha uno spirito di adattamento e di sopravvivenza molto forte che non è certo l'eroismo nazionalista americano. Poi ogni armata e battaglione aveva spiriti diversi: lenti, tenaci e generosi gli alpini, i valorosi paracadutisti della Folgore, eccetera. E anche questo fa parte di uno spirito di un gruppo (come le classi quando si andava a scuola). Poi se guardiamo i nostri soldati ciascuno parla per sè gli 'eroi' erano senz'altro molti, come non mancavano gli approfittatori e i vigliacchi. Che il popolo Italiano sia anche opportunista è senz'altro vero ma da quello che ho capito non è sempre un disvalore, fa parte dello spirito di sopravvivenza e non siamo certo gli unici, forse fa parte di alcune doti che un popolo non belligerante deve avere per sopravvivere.
A proposito di filosofia navigando in internet ho incontrato questa storiella che ne racconta l'incontro con lo Zen. È breve e efficace.
«Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:
"Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi".
"Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
"Ma che cosa fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza è piena?"
"Come questa tazza" disse il maestro "anche la tua mente è troppo piena
di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos'altro..
Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?"»
(da http://web.ticino.com/cobra/zen/stories ... te%27.html)
Quest'altra mi ha fatto ricordare alcuni momenti degli incontri e dei cerchi con Tsunki, quando ci chiede di parlare poco, per non disperdere il potere.
«In un piccolo tempio sperduto su una montagna, quattro monaci erano in meditazione.
Avevano deciso di fare una sesshin di assoluto silenzio.
La prima sera la candela si spense e la stanza piombò in una profonda oscurità.
Sussurrò un monaco: " Si è spenta la candela! ".
Il secondo rispose: " Non devi parlare, è una sesshin di silenzio totale".
Il terzo aggiunse: " Perché parlate? Dobbiamo tacere, rimanere in perfetto silenzio! ".
Il quarto, il responsabile della sesshin, concluse:" Siete tutti stolti e malvagi, solo io non ho parlato! "»
(da http://web.ticino.com/cobra/zen/stories ... oluto.html)
«Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli dichiarò:
"Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi".
"Posso offrirti una tazza di tè?" gli domandò il maestro. E incominciò a versare il tè da una teiera.
Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
"Ma che cosa fai?" sbottò il filosofo. "Non vedi che la tazza è piena?"
"Come questa tazza" disse il maestro "anche la tua mente è troppo piena
di opinioni e di congetture perché le si possa versare dentro qualcos'altro..
Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?"»
(da http://web.ticino.com/cobra/zen/stories ... te%27.html)
Quest'altra mi ha fatto ricordare alcuni momenti degli incontri e dei cerchi con Tsunki, quando ci chiede di parlare poco, per non disperdere il potere.
«In un piccolo tempio sperduto su una montagna, quattro monaci erano in meditazione.
Avevano deciso di fare una sesshin di assoluto silenzio.
La prima sera la candela si spense e la stanza piombò in una profonda oscurità.
Sussurrò un monaco: " Si è spenta la candela! ".
Il secondo rispose: " Non devi parlare, è una sesshin di silenzio totale".
Il terzo aggiunse: " Perché parlate? Dobbiamo tacere, rimanere in perfetto silenzio! ".
Il quarto, il responsabile della sesshin, concluse:" Siete tutti stolti e malvagi, solo io non ho parlato! "»
(da http://web.ticino.com/cobra/zen/stories ... oluto.html)
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