Mare in tempesta
Moderatori: Pinchuruwia, Tuna, Mayu
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Mare in tempesta
Un sogno fatto la notte tra il 20 ed il 21 marzo, all'una e mezzo.
Parcheggio la mia auto sul lungomare di una città che non conosco, proprio di fronte al mare.
Sono lì per lavoro. Cammino per un po' allontanandomi dal lungomare per raggiungere il cliente che devo visitare (un tabaccaio).
Mentre parliamo, guardo fuori e mi accorgo che c'è una tempesta violenta, onde altissime, l'acqua è torbida, è impressionante la quantità di acqua che invade le strade, tanto da coprire quasi completamente le auto parcheggiate.
Immagino che la mia sia stata addirittura risucchiata dal mare e comincio a preoccuparmi, ma non posso uscire per andare a controllare. Vedo gente scappare a piedi per non essere investite dalle onde.
I miei clienti (un uomo ed una donna) ed altre persone lì presenti cercano, benevolmente, di consolarmi, di placare la mia ansia. Una di queste, una donna dall'aspetto simile ad una mia cara amica, che inizialmente non mi ispira fiducia, si mette seduta per terra con le gambe aperte, mi siedo anche io, di spalle e lei da dietro mi abbraccia. Ora che non la guardo, ma la "sento" soltanto, mi sento sollevata, il suo abbraccio mi conforta.
Lei recita una specie di mantra e piange, di gioia, credo. Le dico di non piangere perché in questo momento ho bisogno di altro, ma mi zittisce, offesa, e allora la lascio fare, visto che per lei sembra importante.
Con noi ci sono altre donne, mi confortano con la loro sola presenza.
La tempesta, fuori, si sta placando.
In un'altra stanza di questo negozio stanno allestendo una scenografia, sembra carnevalesca, invece è per la Pasqua o forse per l'equinozio di primavera. Ci sono palloncini colorati a forma di animaletti, tra cui un maialino e tanti colori, è bellissima.
Arriva una ragazza dagli occhi azzurri, dallo sguardo dolce e benevolo, che è felice di darmi una bella notizia: la tempesta fuori è finita e la mia auto è salva, perché, ignara, avevo parcheggiato senza ticket, per cui il carro attrezzi l'aveva portata via prima che arrivasse la tempesta!
Ora resta da pagare la multa ed il deposito, ma il mio cliente mi dà un ticket che porta su scritto un numero e mi consiglia un modo per evitare la multa: devo dire di aver dimenticato di esporlo sul cruscotto. Lo prendo, con molta gratitudine, ma comincia a sgretolarsi...nessun problema, ne ha un altro ed il primo lo “ripara”.
Squilla il mio cellulare, che si trova in un'altra stanza ancora. La finestra è chiusa e c'è penombra.
Rispondo: è mia madre.
“Ma non torni a casa?” (perché mi chiama, penso un po' infastidita, che vuole? Mica vivo a casa sua?)-
“No mamma”, le rispondo, e le racconto quello che mi è successo, per cui passerò la notte dai miei clienti.
Probabilmente è in compagnia, perché sento che mentre parla con me al telefono, parla anche con qualcun altro che è lì accanto a lei.
La cosa mi infastidisce molto e comincio ad alterarmi: “Mamma, mamma, mi senti? Hai capito?”.
Lei mi risponde con una voce flebile, capisco che è triste e sta per piangere, si sente sola da quando è morto mio padre e mi dice “verrei io da te ma non posso perché è da ieri che non riesco a dormire!” ...la voce è sempre più debole e lontana.
Mi sveglio all'una e mezzo con un'ansia terribile!
Parcheggio la mia auto sul lungomare di una città che non conosco, proprio di fronte al mare.
Sono lì per lavoro. Cammino per un po' allontanandomi dal lungomare per raggiungere il cliente che devo visitare (un tabaccaio).
Mentre parliamo, guardo fuori e mi accorgo che c'è una tempesta violenta, onde altissime, l'acqua è torbida, è impressionante la quantità di acqua che invade le strade, tanto da coprire quasi completamente le auto parcheggiate.
Immagino che la mia sia stata addirittura risucchiata dal mare e comincio a preoccuparmi, ma non posso uscire per andare a controllare. Vedo gente scappare a piedi per non essere investite dalle onde.
I miei clienti (un uomo ed una donna) ed altre persone lì presenti cercano, benevolmente, di consolarmi, di placare la mia ansia. Una di queste, una donna dall'aspetto simile ad una mia cara amica, che inizialmente non mi ispira fiducia, si mette seduta per terra con le gambe aperte, mi siedo anche io, di spalle e lei da dietro mi abbraccia. Ora che non la guardo, ma la "sento" soltanto, mi sento sollevata, il suo abbraccio mi conforta.
Lei recita una specie di mantra e piange, di gioia, credo. Le dico di non piangere perché in questo momento ho bisogno di altro, ma mi zittisce, offesa, e allora la lascio fare, visto che per lei sembra importante.
Con noi ci sono altre donne, mi confortano con la loro sola presenza.
La tempesta, fuori, si sta placando.
In un'altra stanza di questo negozio stanno allestendo una scenografia, sembra carnevalesca, invece è per la Pasqua o forse per l'equinozio di primavera. Ci sono palloncini colorati a forma di animaletti, tra cui un maialino e tanti colori, è bellissima.
Arriva una ragazza dagli occhi azzurri, dallo sguardo dolce e benevolo, che è felice di darmi una bella notizia: la tempesta fuori è finita e la mia auto è salva, perché, ignara, avevo parcheggiato senza ticket, per cui il carro attrezzi l'aveva portata via prima che arrivasse la tempesta!
Ora resta da pagare la multa ed il deposito, ma il mio cliente mi dà un ticket che porta su scritto un numero e mi consiglia un modo per evitare la multa: devo dire di aver dimenticato di esporlo sul cruscotto. Lo prendo, con molta gratitudine, ma comincia a sgretolarsi...nessun problema, ne ha un altro ed il primo lo “ripara”.
Squilla il mio cellulare, che si trova in un'altra stanza ancora. La finestra è chiusa e c'è penombra.
Rispondo: è mia madre.
“Ma non torni a casa?” (perché mi chiama, penso un po' infastidita, che vuole? Mica vivo a casa sua?)-
“No mamma”, le rispondo, e le racconto quello che mi è successo, per cui passerò la notte dai miei clienti.
Probabilmente è in compagnia, perché sento che mentre parla con me al telefono, parla anche con qualcun altro che è lì accanto a lei.
La cosa mi infastidisce molto e comincio ad alterarmi: “Mamma, mamma, mi senti? Hai capito?”.
Lei mi risponde con una voce flebile, capisco che è triste e sta per piangere, si sente sola da quando è morto mio padre e mi dice “verrei io da te ma non posso perché è da ieri che non riesco a dormire!” ...la voce è sempre più debole e lontana.
Mi sveglio all'una e mezzo con un'ansia terribile!