Psicologia analitica e sciamanesimo
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Psicologia analitica e sciamanesimo
Buongiorno. Leggendo le opere di Jung, appaiono delle realtà psichiche chiamate archetipi le quali hanno delle caratterizzazioni più o meno personali; tali archetipi hanno inoltre una sostanziale autonomia dal principio dell'Io che si relaziona con loro.
Oltre a questi archetipi, Jung parla anche in diversi casi di parti delle sue opere di parti della psiche scisse, divenute autonome, che agiscono secondo una propria volontà (divenendo causa di nevrosi e psicosi).
Non potrebbe essere, secondo voi, che parli di ciò che secondo gli sciamani sono gli spiriti? Cioè, non potrebbero essere due modi diversi (dettati dalle diverse culture) di parlare della stessa realtà?
So che in questo sito la psicologia non gode di buona fama, ma mi riferisco non alla psicanalisi (che non conosco) ma all'approcio della psicologia analitica di Jung.
Ciao ciao.
Andrea
Oltre a questi archetipi, Jung parla anche in diversi casi di parti delle sue opere di parti della psiche scisse, divenute autonome, che agiscono secondo una propria volontà (divenendo causa di nevrosi e psicosi).
Non potrebbe essere, secondo voi, che parli di ciò che secondo gli sciamani sono gli spiriti? Cioè, non potrebbero essere due modi diversi (dettati dalle diverse culture) di parlare della stessa realtà?
So che in questo sito la psicologia non gode di buona fama, ma mi riferisco non alla psicanalisi (che non conosco) ma all'approcio della psicologia analitica di Jung.
Ciao ciao.
Andrea
Beh, qualcosa doveva pur azzeccarcela Jung, avendoci speso una vita intera...
Mi chiedo solo se sia mai veramente riuscito a guarire un paziente... Cosi' come tutti gli psichiatri ed i loro trattamenti farmacologici.
Io ho avuto in passato a che fare con discipline che prendevano a piene mani da Jung, e qualcosa di interessante c'e'. Soprattutto il linguaggio che viene usato, molto evocativo, e particolarmente suadente per animi romantici e sognatori. Per non parlare dell'ascendente che certi terapeuti hanno su donne in crisi esistenziale: lo dico sempre che noi maschi dobbiamo fingerci psicoterapeuti per portarci a letto dolci fanciulle.
Archetipi, sincronicita'. Si: gli archetipi non sono nient'altro che spiriti, perche' hanno un potere al quale bisogna connettersi per riceverlo. E le sincronicita' non sono altro che coincidenze, che gli spiriti operano su questa realta'. Altre cose (apparizioni, materializzazioni, etc.) comportano un forte dispendio di potere, quindi le fanno raramente.
Quello che Jung e i suoi discendenti non sanno e' come interagire con questi spiriti, che loro chiamano archetipi.
Comunque qualcosa sull'argomento lo trovi qui: http://www.sciamanesimo.com/psicologia.html
Per il resto, e' meglio che partecipi al corso sui sogni, oppure a qualche curanderia. Dopo un po', i tuoi libri di Jung faranno la muffa sugli scaffai della libreria
P.S.: Personalmente ho trovato che alcuni lavori come quelli della psicogenealogia di Jodorowky e le costellazioni famigliari di Hellinger sono molto profondi ed efficaci (talvolta scioccanti), perche' quasi per nulla mentali, come invece la psicologia analitica e'. E mi meraviglia che nello sciamanesimo cosi' poco sia dedicato alle tematiche famigliari, ed alla loro risoluzione. Almeno per quello che ho visto fin'ora. A mio avviso questo e' un errore.
Mi chiedo solo se sia mai veramente riuscito a guarire un paziente... Cosi' come tutti gli psichiatri ed i loro trattamenti farmacologici.
Io ho avuto in passato a che fare con discipline che prendevano a piene mani da Jung, e qualcosa di interessante c'e'. Soprattutto il linguaggio che viene usato, molto evocativo, e particolarmente suadente per animi romantici e sognatori. Per non parlare dell'ascendente che certi terapeuti hanno su donne in crisi esistenziale: lo dico sempre che noi maschi dobbiamo fingerci psicoterapeuti per portarci a letto dolci fanciulle.
Archetipi, sincronicita'. Si: gli archetipi non sono nient'altro che spiriti, perche' hanno un potere al quale bisogna connettersi per riceverlo. E le sincronicita' non sono altro che coincidenze, che gli spiriti operano su questa realta'. Altre cose (apparizioni, materializzazioni, etc.) comportano un forte dispendio di potere, quindi le fanno raramente.
Quello che Jung e i suoi discendenti non sanno e' come interagire con questi spiriti, che loro chiamano archetipi.
Comunque qualcosa sull'argomento lo trovi qui: http://www.sciamanesimo.com/psicologia.html
Per il resto, e' meglio che partecipi al corso sui sogni, oppure a qualche curanderia. Dopo un po', i tuoi libri di Jung faranno la muffa sugli scaffai della libreria
P.S.: Personalmente ho trovato che alcuni lavori come quelli della psicogenealogia di Jodorowky e le costellazioni famigliari di Hellinger sono molto profondi ed efficaci (talvolta scioccanti), perche' quasi per nulla mentali, come invece la psicologia analitica e'. E mi meraviglia che nello sciamanesimo cosi' poco sia dedicato alle tematiche famigliari, ed alla loro risoluzione. Almeno per quello che ho visto fin'ora. A mio avviso questo e' un errore.
"Le Parole dello Sciamano" - La realtà vera è altrove, è completamente diversa da quello che ci appare.
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Ciao Mayu. Non sono un entusiasta di Jung, però il "Libro Rosso" reso pubblico recentemente potrebbe essere interessante: ho letto un estratto nel quale l'autore cantava una lode alla propria anima ritrovata, molto suggestiva e poetica (non nel senso di "suadente per animi romantici e sognatori" ).mayu ha scritto:Beh, qualcosa doveva pur azzeccarcela Jung, avendoci speso una vita intera...
Mi chiedo solo se sia mai veramente riuscito a guarire un paziente... Cosi' come tutti gli psichiatri ed i loro trattamenti farmacologici.
Io ho avuto in passato a che fare con discipline che prendevano a piene mani da Jung, e qualcosa di interessante c'e'. Soprattutto il linguaggio che viene usato, molto evocativo, e particolarmente suadente per animi romantici e sognatori. Per non parlare dell'ascendente che certi terapeuti hanno su donne in crisi esistenziale: lo dico sempre che noi maschi dobbiamo fingerci psicoterapeuti per portarci a letto dolci fanciulle.
Archetipi, sincronicita'. Si: gli archetipi non sono nient'altro che spiriti, perche' hanno un potere al quale bisogna connettersi per riceverlo. E le sincronicita' non sono altro che coincidenze, che gli spiriti operano su questa realta'. Altre cose (apparizioni, materializzazioni, etc.) comportano un forte dispendio di potere, quindi le fanno raramente.
Quello che Jung e i suoi discendenti non sanno e' come interagire con questi spiriti, che loro chiamano archetipi.
Comunque qualcosa sull'argomento lo trovi qui: http://www.sciamanesimo.com/psicologia.html
Per il resto, e' meglio che partecipi al corso sui sogni, oppure a qualche curanderia. Dopo un po', i tuoi libri di Jung faranno la muffa sugli scaffai della libreria
P.S.: Personalmente ho trovato che alcuni lavori come quelli della psicogenealogia di Jodorowky e le costellazioni famigliari di Hellinger sono molto profondi ed efficaci (talvolta scioccanti), perche' quasi per nulla mentali, come invece la psicologia analitica e'. E mi meraviglia che nello sciamanesimo cosi' poco sia dedicato alle tematiche famigliari, ed alla loro risoluzione. Almeno per quello che ho visto fin'ora. A mio avviso questo e' un errore.
Sul fatto che riuscisse o meno a guarire i pazienti, bisognerebbe sentire qualcuno che è stato in terapia da lui. Non saprei dire.
Ciao.
Andrea
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Potenza di Internet, ho trovato quell'estratto dal "Libro Rosso" di Jung che avevo letto a suo tempo nell'inserto culturale del Sole 24 Ore. Mi aveva colpito molto per il fatto che Jung parlasse alla propria Anima come a una persona. Lo riporto qui.
So che non è una cosa propriamente sciamanica (e che quella che Jung chiama Anima forse non è nemmeno l'Anima come la intendono gli sciamani) e quindi, se fuori luogo, lo potete senza problemi rimuovere. Spero comunque che possa interessare.
""""Quando, nell'ottobre 1913, ebbi la visione dell'alluvione, questo avvenne in un periodo per me incisivo sul piano personale. Allora, all'età di quarant'anni, avevo ottenuto tutto ciò che mi ero augurato. Avevo raggiunto fama, potere, ricchezza, sapere e ogni tipo di felicità umana. Cessò allora dentro di me il desiderio di accrescere ancora quei beni, mi venne a mancare il desiderio e fui colmo d'orrore. La visione dell'alluvione mi sopraffece e percepii lo spirito del profondo, senza tuttavia comprenderlo. Esso però mi forzò causandomi un insopportabile, intimo struggimento, e io dissi: «Anima mia, dove sei? Mi senti? Io parlo, ti chiamo... sei lì? Sono tornato, sono di nuovo qui. Ho scosso dai miei calzari la polvere di ogni paese e sono venuto da te, sono a te vicino; dopo lunghi anni di lunghe peregrinazioni sono ritornato da te.
Vuoi che ti racconti tutto ciò che ho visto, vissuto, assorbito in me? Oppure non vuoi sentire nulla di tutto il rumore della vita e del mondo? Ma una cosa devi sapere: una cosa ho imparato, ossia che questa vita va vissuta. Questa vita è la via, la via a lungo cercata verso ciò che è inconoscibile e che noi chiamiamo divino. Non c'è altra via. Ogni altra strada è sbagliata. Ho trovato la via giusta, mi ha condotto a te, anima mia. Ritorno temprato e purificato. Mi conosci ancora? Quanto a lungo è durata la separazione! Tutto è così mutato. E come ti ho trovata? Com'è stato bizzarro il mio viaggio! Che parole dovrei usare per descrivere per quali tortuosi sentieri una buona stella mi ha guidato fin da te? Dammi la mano, anima mia quasi dimenticata. Che immensa gioia rivederti, o anima per tanto tempo disconosciuta! La vita mi ha riportato a te. Diciamo grazie alla vita perché ho vissuto, per tutte le ore serene e per quelle tristi, per ogni gioia e ogni dolore. Anima mia, il mio viaggio deve proseguire insieme a te. Con te voglio andare e ascendere alla mia solitudine».
Questo mi costrinse a dire lo spirito del profondo e al tempo stesso a viverlo contro la mia stessa volontà, perché non me l'aspettavo. In quel periodo ero ancora totalmente prigioniero dello spirito di questo tempo e nutrivo altri pensieri riguardo all'anima umana.
Pensavo e parlavo molto dell'anima, conoscevo tante parole dotte in proposito, l'avevo giudicata e resa oggetto della scienza. Non credevo che la mia anima potesse essere l'oggetto del mio giudizio e del mio sapere; il mio giudizio e il mio sapere sono invece proprio loro gli oggetti della mia anima. Perciò lo spirito del profondo mi costrinse a parlare all'anima mia, a rivolgermi a lei come a una creatura vivente, dotata di esistenza propria. Dovevo acquistare consapevolezza di aver perduto la mia anima. Da questo impariamo in che modo lo spirito del profondo consideri l'anima: la vede come una creatura vivente, dotata di una propria esistenza, e con ciò contraddice lo spirito di questo tempo per il quale l'anima è una cosa dipendente dall'uomo, che si può giudicare e classificare e di cui possiamo afferrare i confini. Ho dovuto capire che ciò che prima consideravo la mia anima, non era affatto l'anima mia, bensì un'inerte costruzione dottrinale. Ho dovuto quindi parlare alla mia anima come se fosse qualcosa di distante e ignoto, che non esisteva grazie a me, ma grazie alla quale io stesso esistevo.
Approda al luogo dell'anima colui il cui desiderio si distoglie dalle cose esteriori. Se non la trova, viene sopraffatto dall'orrore del vuoto. E, agitando più volte il suo flagello, l'angoscia lo spronerà a una ricerca disperata e a una cieca brama delle cose vacue di questo mondo. Impazzirà per la sua insaziabile cupidigia e si allontanerà dalla sua anima, per non ritrovarla mai più. Correrà dietro a ogni cosa, se ne impadronirà, ma non ritroverà la sua anima, perché solo dentro di sé la potrebbe trovare. La sua anima si trovava certo nelle cose e negli uomini, tuttavia colui che è cieco coglie le cose e gli uomini, ma non la propria anima nelle cose e negli uomini. Nulla sa dell'anima sua.
Come potrebbe distinguerla dagli uomini e dalle cose? La potrebbe trovare nel desiderio stesso, ma non negli oggetti del desiderio. Se lui fosse padrone del suo desiderio, e non fosse invece il suo desiderio a impadronirsi di lui, avrebbe toccato con mano la propria anima, perché il suo desiderio ne è immagine ed espressione.
Se possediamo l'immagine di una cosa, possediamo la metà di quella cosa. L'immagine del mondo costituisce la metà del mondo.
Chi possiede il mondo, ma non invece la sua immagine, possiede soltanto la metà del mondo, poiché l'anima sua è povera e indigente. La ricchezza dell'anima è fatta d'immagini. Chi possiede l'immagine del mondo, possiede la metà del mondo, anche se il suo lato umano è povero e indigente.
Ma la fame trasforma l'anima in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata. Amici miei, saggio è nutrire l'anima, per non allevarvi draghi e diavoli in seno."""
© Reprinted with the permission of WW Norton & Company, Inc. Copyright (c) 2009 by the Foundation of the Works of C.G. Jung.
Traduzione di Maria Anna Massimello per gentile concessione di Bollati Boringhieri editore
Saluti a tutti. Io finita l'ora d'aria domani torno a essere posseduto dallo Spirito delle dichiarazioni dei redditi. Uno Spirito davvero... Unico! .
Andrea
So che non è una cosa propriamente sciamanica (e che quella che Jung chiama Anima forse non è nemmeno l'Anima come la intendono gli sciamani) e quindi, se fuori luogo, lo potete senza problemi rimuovere. Spero comunque che possa interessare.
""""Quando, nell'ottobre 1913, ebbi la visione dell'alluvione, questo avvenne in un periodo per me incisivo sul piano personale. Allora, all'età di quarant'anni, avevo ottenuto tutto ciò che mi ero augurato. Avevo raggiunto fama, potere, ricchezza, sapere e ogni tipo di felicità umana. Cessò allora dentro di me il desiderio di accrescere ancora quei beni, mi venne a mancare il desiderio e fui colmo d'orrore. La visione dell'alluvione mi sopraffece e percepii lo spirito del profondo, senza tuttavia comprenderlo. Esso però mi forzò causandomi un insopportabile, intimo struggimento, e io dissi: «Anima mia, dove sei? Mi senti? Io parlo, ti chiamo... sei lì? Sono tornato, sono di nuovo qui. Ho scosso dai miei calzari la polvere di ogni paese e sono venuto da te, sono a te vicino; dopo lunghi anni di lunghe peregrinazioni sono ritornato da te.
Vuoi che ti racconti tutto ciò che ho visto, vissuto, assorbito in me? Oppure non vuoi sentire nulla di tutto il rumore della vita e del mondo? Ma una cosa devi sapere: una cosa ho imparato, ossia che questa vita va vissuta. Questa vita è la via, la via a lungo cercata verso ciò che è inconoscibile e che noi chiamiamo divino. Non c'è altra via. Ogni altra strada è sbagliata. Ho trovato la via giusta, mi ha condotto a te, anima mia. Ritorno temprato e purificato. Mi conosci ancora? Quanto a lungo è durata la separazione! Tutto è così mutato. E come ti ho trovata? Com'è stato bizzarro il mio viaggio! Che parole dovrei usare per descrivere per quali tortuosi sentieri una buona stella mi ha guidato fin da te? Dammi la mano, anima mia quasi dimenticata. Che immensa gioia rivederti, o anima per tanto tempo disconosciuta! La vita mi ha riportato a te. Diciamo grazie alla vita perché ho vissuto, per tutte le ore serene e per quelle tristi, per ogni gioia e ogni dolore. Anima mia, il mio viaggio deve proseguire insieme a te. Con te voglio andare e ascendere alla mia solitudine».
Questo mi costrinse a dire lo spirito del profondo e al tempo stesso a viverlo contro la mia stessa volontà, perché non me l'aspettavo. In quel periodo ero ancora totalmente prigioniero dello spirito di questo tempo e nutrivo altri pensieri riguardo all'anima umana.
Pensavo e parlavo molto dell'anima, conoscevo tante parole dotte in proposito, l'avevo giudicata e resa oggetto della scienza. Non credevo che la mia anima potesse essere l'oggetto del mio giudizio e del mio sapere; il mio giudizio e il mio sapere sono invece proprio loro gli oggetti della mia anima. Perciò lo spirito del profondo mi costrinse a parlare all'anima mia, a rivolgermi a lei come a una creatura vivente, dotata di esistenza propria. Dovevo acquistare consapevolezza di aver perduto la mia anima. Da questo impariamo in che modo lo spirito del profondo consideri l'anima: la vede come una creatura vivente, dotata di una propria esistenza, e con ciò contraddice lo spirito di questo tempo per il quale l'anima è una cosa dipendente dall'uomo, che si può giudicare e classificare e di cui possiamo afferrare i confini. Ho dovuto capire che ciò che prima consideravo la mia anima, non era affatto l'anima mia, bensì un'inerte costruzione dottrinale. Ho dovuto quindi parlare alla mia anima come se fosse qualcosa di distante e ignoto, che non esisteva grazie a me, ma grazie alla quale io stesso esistevo.
Approda al luogo dell'anima colui il cui desiderio si distoglie dalle cose esteriori. Se non la trova, viene sopraffatto dall'orrore del vuoto. E, agitando più volte il suo flagello, l'angoscia lo spronerà a una ricerca disperata e a una cieca brama delle cose vacue di questo mondo. Impazzirà per la sua insaziabile cupidigia e si allontanerà dalla sua anima, per non ritrovarla mai più. Correrà dietro a ogni cosa, se ne impadronirà, ma non ritroverà la sua anima, perché solo dentro di sé la potrebbe trovare. La sua anima si trovava certo nelle cose e negli uomini, tuttavia colui che è cieco coglie le cose e gli uomini, ma non la propria anima nelle cose e negli uomini. Nulla sa dell'anima sua.
Come potrebbe distinguerla dagli uomini e dalle cose? La potrebbe trovare nel desiderio stesso, ma non negli oggetti del desiderio. Se lui fosse padrone del suo desiderio, e non fosse invece il suo desiderio a impadronirsi di lui, avrebbe toccato con mano la propria anima, perché il suo desiderio ne è immagine ed espressione.
Se possediamo l'immagine di una cosa, possediamo la metà di quella cosa. L'immagine del mondo costituisce la metà del mondo.
Chi possiede il mondo, ma non invece la sua immagine, possiede soltanto la metà del mondo, poiché l'anima sua è povera e indigente. La ricchezza dell'anima è fatta d'immagini. Chi possiede l'immagine del mondo, possiede la metà del mondo, anche se il suo lato umano è povero e indigente.
Ma la fame trasforma l'anima in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata. Amici miei, saggio è nutrire l'anima, per non allevarvi draghi e diavoli in seno."""
© Reprinted with the permission of WW Norton & Company, Inc. Copyright (c) 2009 by the Foundation of the Works of C.G. Jung.
Traduzione di Maria Anna Massimello per gentile concessione di Bollati Boringhieri editore
Saluti a tutti. Io finita l'ora d'aria domani torno a essere posseduto dallo Spirito delle dichiarazioni dei redditi. Uno Spirito davvero... Unico! .
Andrea
Re: Psicologia analitica e sciamanesimo
Secondo me le risposte sono due: si e no.Laviadellaspada ha scritto:Buongiorno. Leggendo le opere di Jung, appaiono delle realtà psichiche chiamate archetipi le quali hanno delle caratterizzazioni più o meno personali; tali archetipi hanno inoltre una sostanziale autonomia dal principio dell'Io che si relaziona con loro.
Oltre a questi archetipi, Jung parla anche in diversi casi di parti delle sue opere di parti della psiche scisse, divenute autonome, che agiscono secondo una propria volontà (divenendo causa di nevrosi e psicosi).
Non potrebbe essere, secondo voi, che parli di ciò che secondo gli sciamani sono gli spiriti? [...]
La prima risposta è facile da spiegare; per capire la seconda, secondo me, bisogna cominciare ad avere un po' di potere e essere entrati in contatto con gli spiriti.
Si. Sono d'accordo con quello che dice mayu, se guardiamo il mondo con gli occhi e la mente di Jung gli archetipi possono essere un modo per parlare degli spiriti.
No. Dal punto di vista sciamanico - e considera che la tradizione sciamanica è molto molto antica - quella di Jung, è una descrizione del mondo che non tiene conto del potere. Gli spiriti hanno potere, e il potere si 'sente' o si 'vede', non si spiega.
Quando tenti di descriverlo entri nel mondo delle descrizioni.
"Nosotros hemos enseñado muchas cosas a los hombres"
Los Árboles
Ánimo y fuerza
Shushuì
Los Árboles
Ánimo y fuerza
Shushuì
Grazie per avere postato l'estrtatto dal libro. Per me è bello e interessante.
Quello che scrive Jung suona come una poesia di ringraziamento dopo un ritorno dell'anima smarrita.
L'anima è uno spirito che si materializza diventando noi." (Tsunki)
http://www.sciamanesimo.com/animaperduta.html
Quello che scrive Jung suona come una poesia di ringraziamento dopo un ritorno dell'anima smarrita.
"L'anima è tutto quel che ci rende persone uniche e vive: mente, emotività, carattere, volontà, personalità, ma anche metabolismo, funzioni fisiologiche, perché non c'è separazione tra psichico e fisico.Laviadellaspada ha scritto:"Vuoi che ti racconti tutto ciò che ho visto, vissuto, assorbito in me? Oppure non vuoi sentire nulla di tutto il rumore della vita e del mondo? Ma una cosa devi sapere: una cosa ho imparato, ossia che questa vita va vissuta. Questa vita è la via, la via a lungo cercata verso ciò che è inconoscibile e che noi chiamiamo divino. Non c'è altra via. Ogni altra strada è sbagliata. Ho trovato la via giusta, mi ha condotto a te, anima mia. [...] Ritorno temprato e purificato. Mi conosci ancora? Quanto a lungo è durata la separazione! Tutto è così mutato. E come ti ho trovata? Com'è stato bizzarro il mio viaggio! Che parole dovrei usare per descrivere per quali tortuosi sentieri una buona stella mi ha guidato fin da te? Dammi la mano, anima mia quasi dimenticata. Che immensa gioia rivederti, o anima per tanto tempo disconosciuta!"
L'anima è uno spirito che si materializza diventando noi." (Tsunki)
http://www.sciamanesimo.com/animaperduta.html
Laviadellaspada ha scritto: "Pensavo e parlavo molto dell'anima, conoscevo tante parole dotte in proposito, l'avevo giudicata e resa oggetto della scienza. Non credevo che la mia anima potesse essere l'oggetto del mio giudizio e del mio sapere; il mio giudizio e il mio sapere sono invece proprio loro gli oggetti della mia anima. Perciò lo spirito del profondo mi costrinse a parlare all'anima mia, a rivolgermi a lei come a una creatura vivente, dotata di esistenza propria. Dovevo acquistare consapevolezza di aver perduto la mia anima. Da questo impariamo in che modo lo spirito del profondo consideri l'anima: la vede come una creatura vivente, dotata di una propria esistenza, e con ciò contraddice lo spirito di questo tempo per il quale l'anima è una cosa dipendente dall'uomo, che si può giudicare e classificare e di cui possiamo afferrare i confini.
[...]
Ma la fame trasforma l'anima in una belva che divora cose che non tollera e da cui resta avvelenata. Amici miei, saggio è nutrire l'anima, per non allevarvi draghi e diavoli in seno."
© Reprinted with the permission of WW Norton & Company, Inc. Copyright (c) 2009 by the Foundation of the Works of C.G. Jung.
Traduzione di Maria Anna Massimello per gentile concessione di Bollati Boringhieri editore
[...]
"Nosotros hemos enseñado muchas cosas a los hombres"
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Shushuì
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Shushuì
Acc, il 7.7 ho un eame su Freud e sulla Filosofia contemporanea!
L'unica cosa che ho capito è che sono tutti matti; e sono in un campo in cui ciascuno può dire la sua senza tema di smentita perchè la psicanalisi è una tecnica non-tecnica; non ha prove empiriche certe per le varie teorie, ma esse stesse nascono, per ammissione, da interpretazioni.
Animo y fuerza.
Yuma.
L'unica cosa che ho capito è che sono tutti matti; e sono in un campo in cui ciascuno può dire la sua senza tema di smentita perchè la psicanalisi è una tecnica non-tecnica; non ha prove empiriche certe per le varie teorie, ma esse stesse nascono, per ammissione, da interpretazioni.
Animo y fuerza.
Yuma.
tra i cerchi candidati alle repliche caldeggio quello sugli antenati, fatto quasi tre anni fa, che credo tutti i nuovi siano ansiosi di fare e i vecchi di ripetere.mayu ha scritto:Beh, qualcosa doveva pur azzeccarcela Jung, avendoci speso una vita intera...
Mi chiedo solo se sia mai veramente riuscito a guarire un paziente... Cosi' come tutti gli psichiatri ed i loro trattamenti farmacologici.
Io ho avuto in passato a che fare con discipline che prendevano a piene mani da Jung, e qualcosa di interessante c'e'. Soprattutto il linguaggio che viene usato, molto evocativo, e particolarmente suadente per animi romantici e sognatori. Per non parlare dell'ascendente che certi terapeuti hanno su donne in crisi esistenziale: lo dico sempre che noi maschi dobbiamo fingerci psicoterapeuti per portarci a letto dolci fanciulle.
Archetipi, sincronicita'. Si: gli archetipi non sono nient'altro che spiriti, perche' hanno un potere al quale bisogna connettersi per riceverlo. E le sincronicita' non sono altro che coincidenze, che gli spiriti operano su questa realta'. Altre cose (apparizioni, materializzazioni, etc.) comportano un forte dispendio di potere, quindi le fanno raramente.
Quello che Jung e i suoi discendenti non sanno e' come interagire con questi spiriti, che loro chiamano archetipi.
Comunque qualcosa sull'argomento lo trovi qui: http://www.sciamanesimo.com/psicologia.html
Per il resto, e' meglio che partecipi al corso sui sogni, oppure a qualche curanderia. Dopo un po', i tuoi libri di Jung faranno la muffa sugli scaffai della libreria
P.S.: Personalmente ho trovato che alcuni lavori come quelli della psicogenealogia di Jodorowky e le costellazioni famigliari di Hellinger sono molto profondi ed efficaci (talvolta scioccanti), perche' quasi per nulla mentali, come invece la psicologia analitica e'. E mi meraviglia che nello sciamanesimo cosi' poco sia dedicato alle tematiche famigliari, ed alla loro risoluzione. Almeno per quello che ho visto fin'ora. A mio avviso questo e' un errore.
E' Ironico che la Psicologia, causa la base materialistica/razionalista della nostra società, vada alla ricerca di una risposta che non è disposta ad accettare
e debba inventarsi di volta in volta qualcosa (inconscio, inconscio collettivo, complessi ecc...) per inquadrare razionalmente ciò che i ricercatori
man mano van scoprendo.
E' un tentativo mal riuscito di spiegare qualcosa, interessante però.
e debba inventarsi di volta in volta qualcosa (inconscio, inconscio collettivo, complessi ecc...) per inquadrare razionalmente ciò che i ricercatori
man mano van scoprendo.
E' un tentativo mal riuscito di spiegare qualcosa, interessante però.
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Credo che Jung conoscesse bene il potere degli archetipi. Quando un archetipo si manifesta accade una trasformazione. O meglio: è attraverso il potere dell'archetipo che la trasformazione è possibile. Questo per quel che ricordo io delle letture di Jung.paolo ha scritto: No. Dal punto di vista sciamanico - e considera che la tradizione sciamanica è molto molto antica - quella di Jung, è una descrizione del mondo che non tiene conto del potere. Gli spiriti hanno potere, e il potere si 'sente' o si 'vede', non si spiega.
Quando tenti di descriverlo entri nel mondo delle descrizioni.
Quello che invece non so, è se Jung conoscesse dei modi per "attivare" ("costellare", utilizzando un termine junghiano) un archetipo. Credo però di no, e che quel che egli cercava di fare fosse di porre il paziente in una condizione per la quale gli archetipi necessari al paziente per riacquistare la propria salute potessero costellarsi; questo credo fosse quello che egli perseguiva con il percorso dell'analisi.
Ciao.
Andrea
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- Iscritto il: mer 4 ago 2010, 3:34
Il tema della psicologia è senz'altro molto di moda oggi soprattutto grazie alla psicologia transpersonale che nasce appunto con Jung e che si estende con Assagioli fino ad arrivare a Ken Wilber, Grof dei giorni nostri.
Molte scuole transpersonali, tra cui la mia (e che metto pure io in discussione man mano che procedo), guardano allo sciamanesimo come fonte primaria per le tecniche dell'estasi. Secondo gli studi "transpersonali" una persona quando accede a stati modificati di coscienza è in grado di innescare un processo di guarigione perché sperimenta una realtà che va oltre l'IO; quando cioè la persona contatta la dimensione spirituale ne ottiene beneficio su tutti i piani dell'essere.
E siccome tutti (io non credo tutti allo stesso modo) possono entrare in uno stato alterato di coscenza, secondo la psicologia, tutti sono potenzialmente sciamani: "diventa sciamano di te stesso" l'ho sentito dire più di una volta!
Al di là di essere in disaccordo con questa visione, lo sciamano però non può essere considerato una persona che entra più facilmente in estasi rispetto alle altre ed è in grado di padroneggiare questo stato senza venirne travolto?
Tornando a Jung, che di viaggi psicosciamanici se ne faceva parecchi, ha tentato con i suoi studi di creare "scientificamente" delle mappe proprio per non perdersi lui stesso, degli altri in definitiva non se ne importava molto. I suoi libri sono spesso incomprensibili, perché non c'è un filo conduttore, credo che solo lui ci capisse qualcosa.
Quando Tsunki scrive che lo sciamano deve imparare, tramite un lungo apprendistato, a non perdersi quando viaggia nei mondi, non può essere forse visto come Jung lo intendeva? Perdere cioè la ragione ed impazzire?
E' molto difficile secondo me separare nettamente lo sciamanesimo, visto con occhi occidentali, dalla psicologia. Tuttavia una discriminante forse c'è, e sta nel sentire di chi conduce il rituale. Come dite voi e ho letto in tanti post, ciò che fa la differenza è la consapevolezza del potere da parte del conduttore che se è sciamano il rituale, anche il più semplice, avrà una sua forza, altrimenti sarà una delle tante tecniche di benessere che si trovano in giro. (aprirò un post su questo è una cosa che mi interessa approfondire con voi)
Va bè chiudo mi vengono in mente un sacco di considerazioni...un pò alla volta
Grazie. Ciao
Molte scuole transpersonali, tra cui la mia (e che metto pure io in discussione man mano che procedo), guardano allo sciamanesimo come fonte primaria per le tecniche dell'estasi. Secondo gli studi "transpersonali" una persona quando accede a stati modificati di coscienza è in grado di innescare un processo di guarigione perché sperimenta una realtà che va oltre l'IO; quando cioè la persona contatta la dimensione spirituale ne ottiene beneficio su tutti i piani dell'essere.
E siccome tutti (io non credo tutti allo stesso modo) possono entrare in uno stato alterato di coscenza, secondo la psicologia, tutti sono potenzialmente sciamani: "diventa sciamano di te stesso" l'ho sentito dire più di una volta!
Al di là di essere in disaccordo con questa visione, lo sciamano però non può essere considerato una persona che entra più facilmente in estasi rispetto alle altre ed è in grado di padroneggiare questo stato senza venirne travolto?
Tornando a Jung, che di viaggi psicosciamanici se ne faceva parecchi, ha tentato con i suoi studi di creare "scientificamente" delle mappe proprio per non perdersi lui stesso, degli altri in definitiva non se ne importava molto. I suoi libri sono spesso incomprensibili, perché non c'è un filo conduttore, credo che solo lui ci capisse qualcosa.
Quando Tsunki scrive che lo sciamano deve imparare, tramite un lungo apprendistato, a non perdersi quando viaggia nei mondi, non può essere forse visto come Jung lo intendeva? Perdere cioè la ragione ed impazzire?
E' molto difficile secondo me separare nettamente lo sciamanesimo, visto con occhi occidentali, dalla psicologia. Tuttavia una discriminante forse c'è, e sta nel sentire di chi conduce il rituale. Come dite voi e ho letto in tanti post, ciò che fa la differenza è la consapevolezza del potere da parte del conduttore che se è sciamano il rituale, anche il più semplice, avrà una sua forza, altrimenti sarà una delle tante tecniche di benessere che si trovano in giro. (aprirò un post su questo è una cosa che mi interessa approfondire con voi)
Va bè chiudo mi vengono in mente un sacco di considerazioni...un pò alla volta
Grazie. Ciao
Benvenuto TranceDance!
Sull'argomento ti consiglio di leggere il seguente articolo dello sciamano, dopo ti sarà più chiara la visione degli sciamani a riguardo:
http://www.sciamanesimo.com/psicologia.html
Un saluto e ancora benvenuto.
Sull'argomento ti consiglio di leggere il seguente articolo dello sciamano, dopo ti sarà più chiara la visione degli sciamani a riguardo:
http://www.sciamanesimo.com/psicologia.html
Un saluto e ancora benvenuto.
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- Iscritto il: mer 4 ago 2010, 3:34
Grazie per il benvenuto!!! e un ciao a tutti
Sì ho già letto questo articolo e l'ho considerato molto illuminante.
Tuttavia le domande che ho posto miravano a chiarire (o meglio a chiarirmi) ancora di più il tema.
In giro, la visione psicologica è la più diffusa e se uno si interessa oggi veramente di sciamanesimo deve imparare a confrontarsi con questo modo di pensare.
Ad es, la depressione oggi di fatto è considerata una malattia (che sia psicologica o che derivi da qualcos'altro malattia resta) ed è accertato che persone che si sottopongono a tecniche estatiche o a tecniche che hanno una valenza corporea (danza, massaggio ecc.) possono ritrovare la passione per la vita (la depressione è una mancanza di questo) e quindi uscire da questo stato. Si dice appunto che la fiducia è la parte essenziale del processo, pertanto la psicologia traspersonale afferma che tutte le tecniche estatiche, cannibalizzate dalle antiche tradizioni sciamniche, insieme alle antiche tecniche di cura orientali (massaggi, meditazione ecc.) portano la persona ad aprire il chakra del cuore e quando questo avviene inizia la guarigione.
Durante un rituale sciamanico, non è questo che avviene in definitiva? La fiducia nel processo e nello sciamano non aiuta questa apertura?
Se siamo un tutt'uno, corpo, mente e spirito la dimensione della psiche non può essere tagliata fuori, ma forse va integrata in modo corretto
Scusate se ho detto magari delle bestialità e se ho postato su un tema che non è molto gradito.
Grazie ancora.
Ciao
Sì ho già letto questo articolo e l'ho considerato molto illuminante.
Tuttavia le domande che ho posto miravano a chiarire (o meglio a chiarirmi) ancora di più il tema.
In giro, la visione psicologica è la più diffusa e se uno si interessa oggi veramente di sciamanesimo deve imparare a confrontarsi con questo modo di pensare.
Ad es, la depressione oggi di fatto è considerata una malattia (che sia psicologica o che derivi da qualcos'altro malattia resta) ed è accertato che persone che si sottopongono a tecniche estatiche o a tecniche che hanno una valenza corporea (danza, massaggio ecc.) possono ritrovare la passione per la vita (la depressione è una mancanza di questo) e quindi uscire da questo stato. Si dice appunto che la fiducia è la parte essenziale del processo, pertanto la psicologia traspersonale afferma che tutte le tecniche estatiche, cannibalizzate dalle antiche tradizioni sciamniche, insieme alle antiche tecniche di cura orientali (massaggi, meditazione ecc.) portano la persona ad aprire il chakra del cuore e quando questo avviene inizia la guarigione.
Durante un rituale sciamanico, non è questo che avviene in definitiva? La fiducia nel processo e nello sciamano non aiuta questa apertura?
Se siamo un tutt'uno, corpo, mente e spirito la dimensione della psiche non può essere tagliata fuori, ma forse va integrata in modo corretto
Scusate se ho detto magari delle bestialità e se ho postato su un tema che non è molto gradito.
Grazie ancora.
Ciao